martedì 27 agosto 2019


Nell’ottobre del 1259 San Bonaventura si ritira in meditazione sul monte della Verna, nello stesso luogo in cui San Francesco, trentacinque anni prima, aveva ricevuto le stimmate. Durante questo soggiorno, il ministro generale dell’ordine francescano concepisce l’idea dell’Itinerarium mentis in Deum, capolavoro di teologia speculativa e denso manuale di vita spirituale. Le sei ali del Serafino apparso a Francesco al culmine della sua esperienza spirituale diventano le sei tappe della elevazione che conduce l’anima alla pace della contemplazione, domenica dello Spirito corrispondente al settimo giorno della creazione. 
Tre sono le fasi principali in cui si scandisce l’itinerario: la considerazione delle tracce del Dio invisibile nella realtà fisica fuori di noi; la considerazione dell’immagine di Dio nell’interiorità dell’anima umana; l’ascesa verso le più alte verità spirituali tramite l’indagine sui Nomi Divini (Essere, Bene) attestati nelle Sacre Scritture (i riferimenti sono, rispettivamente, a Esodo 3, 14 e Luca 18, 19).  La struttura dell’Itinerarium è rigorosamente cristocentrica: Cristo non è inteso soltanto come centro delle processioni trinitarie, tra il Padre e lo Spirito Santo, ma come Verbo incarnato e dunque indispensabile Via e Scala nell’ascesa del pellegrino. 

lunedì 26 agosto 2019


L'interpretazione "nostalgica" dell'Odissea assume come presupposto che le disavventure di Ulisse siano altrettanti inciampi sul vero scopo del viaggio, il ritorno a Itaca, il rimpatrio e il ricongiungimento con il nucleo familiare. Ulisse come specchio del desiderio del figlio, come riflesso del desiderio di Telemaco. Ma il motore vero del viaggio, non sta forse nell'attrazione che l'astuto ideatore del cavallo di Troia prova nei confronti delle forze del caos? Non dovremmo forse rovesciare l'interpretazione tradizionale? Il ritorno in patria è il vero inciampo finale di Ulisse, lo scopo era quello di varcare le colonne d'Ercole. Ignorando felicemente il testo di Omero, Dante trasforma Ulisse nell'archetipo dell'avventuriero consegnandolo a un viaggio senza ritorno di là dal sol nel mondo sanza gente.

martedì 16 luglio 2013



Per una suggestione indotta con la consueta malizia dallo stesso Dante, il lettore della prima cantica dimentica che l’Inferno è un territorio amministrato,  la "civitas diaboli" nel senso letterale del termine. Lucifero è ad litteram imperador del doloroso regno. Imperatore immobile conficcato al centro della terra, eppure sovrano, benché ridotto a una condizione cieca e bestiale. Come ogni territorio amministrato l'Inferno è ripartito in distretti, quartieri, sestieri, secondo una logica che fa dell'oltretomba una replica sub specie damnationis del comune medievale. Ad ognuno dei diversi distretti - cerchi, gironi, bolge che siano - corrispondono altrettante corporazioni di demoni, instancabili operai nell'eterna officina dei supplizi. Resta ancora tutta da studiare, invece, la struttura vassallatica che sovrintende alle diverse gerarchie infernali.
Il primo giorno della creazione in una raffigurazione di fine 400. Rothko prima di Rothko.