lunedì 26 agosto 2019


L'interpretazione "nostalgica" dell'Odissea assume come presupposto che le disavventure di Ulisse siano altrettanti inciampi sul vero scopo del viaggio, il ritorno a Itaca, il rimpatrio e il ricongiungimento con il nucleo familiare. Ulisse come specchio del desiderio del figlio, come riflesso del desiderio di Telemaco. Ma il motore vero del viaggio, non sta forse nell'attrazione che l'astuto ideatore del cavallo di Troia prova nei confronti delle forze del caos? Non dovremmo forse rovesciare l'interpretazione tradizionale? Il ritorno in patria è il vero inciampo finale di Ulisse, lo scopo era quello di varcare le colonne d'Ercole. Ignorando felicemente il testo di Omero, Dante trasforma Ulisse nell'archetipo dell'avventuriero consegnandolo a un viaggio senza ritorno di là dal sol nel mondo sanza gente.

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